Musicoterapia e Disabilità
“Tacquero per un po’, quei due, uno davanti all’altro,
con dietro una storia, ciascuno la sua”.
A. Baricco
“La musicoterapia è un processo sistematico d’intervento ove il terapeuta aiuta il cliente a migliorare il proprio stato di salute, utilizzando le esperienze musicali e i rapporti che si sviluppano attraverso di esse come forze dinamiche del cambiamento” (K. E. Bruscia).
Si inserisce tra le discipline di aiuto e accompagnamento alla persona con lo scopo di trasformare quei processi mentali e fisici che limitano ogni tipo di espressività dell’individuo. L’obiettivo del musicoterapeuta non è quello di insegnare musica ma quello di stare con l’altra persona musicalmente ed elaborare insieme i contenuti personali attraverso la musica. Questa relazione esiste proprio perché entrambi i soggetti mettono loro stessi nella musica e, improvvisando insieme, creano un ritmo o una melodia unica; ovvero un linguaggio comune. Portare l’altro nella dimensione musicale e cercare la musica assieme a lui, vuol dire disporlo nella dimensione dell’ascolto di se stesso e, di conseguenza, renderlo in grado di trovare il modo di integrarsi con ciò che è esterno da lui.
Questo è possibile soprattutto nella disabilità, dove il linguaggio non verbale spesso prevale su quello verbale e ciò a cui possiamo attaccarci per comunicare con l’altro sono proprio sguardi, movimenti, suoni oppure silenzi. L’handicap crea un trauma nel soggetto portatore ed inevitabilmente, nel tentativo di affrontarlo o non affrontarlo, vengono messi in atto dei meccanismi di difesa che portano ad un handicap secondario (Valerie Sinanson, 1992). Quest’ultimo è una conseguenza emotiva che può essere contenuta attraverso vari tipi di approcci alla persona. Tutti noi abbiamo delle difese che fanno parte dell’entrare in relazione con l’altro e molto spesso è proprio grazie a queste difese che riusciamo anche a scorgere in noi stessi un possibile diverso modo di stare in relazione. Ne va della qualità della relazione stessa: conoscere i propri limiti ma riuscire a renderli parte integrante di un proprio modo di essere e trasformarli in qualcosa che riusciamo ad accettare e a riconoscere.
La musicoterapia può essere un modo per affievolire le difese generate dall’handicap secondario, traendo dall’immagine creativa della musica, una maniera per far emergere la parte più profonda di noi stessi smantellando le nostre difese. Il musicoterapeuta deve facilitare la relazione cogliendo o creando occasioni a partire da quelle portate dal cliente con lo scopo di avviare in lui un processo trasformativo senza limitare la sua espressività e, in questo caso, musicalità e creatività. Ciò che la musicoterapia incoraggia è la capacità nella disabilità e non la disabilità stessa; l’ascolto della musicalità del cliente e della sua sfera emotiva, affettiva e relazionale.
Elisa Saveri | Musicoterapeuta