Quando pregare diventa un'ossessione: il DOC religioso
Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e religione hanno un forte legame in cui si intrecciano etimologia e storia.
La parola ossessione deriva dal latino obsidere, che significa occupare, e in epoca Cristiana veniva intesa come l’improvvisa azione del diavolo che prende possesso del corpo di un individuo, tormentandolo e facendolo parlare e agire a suo piacimento.
Oggi sappiamo che le ossessioni religiose si collocano al quinto posto tra le tematiche più frequenti nel DOC e sono causa di forte disagio. Per questo motivo, in questo articolo verrà fatta chiarezza su cosa siano ossessioni e compulsioni religiose, come abbiano origine e quali siano i migliori trattamenti secondo le linee guida internazionali.
DEFINIZIONE
Nel DOC religioso sono presenti ossessioni e/o compulsioni riguardanti tematiche religiose che fanno consumare molto tempo o creano un disagio clinicamente significativo nella persona.
Le ossessioni religiose si presentano come pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti come intrusivi e indesiderati, e riguardanti i seguenti temi:
- Blasfemia e sacrilegio;
- Peccato, inferno e punizione;
- La propria relazione con Dio;
- Moralità, concetto di giusto e sbagliato;
- La capacità di seguire adeguatamente gli insegnamenti della propria religione;
- Altri pensieri, impulsi o immagini indesiderati o immorali (ad esempio, parolacce).
Le più comuni sono: avere pensieri indesiderati contro Dio, immagini empie o impulsi a mettere in atto comportamenti sacrileghi come contaminare un luogo di culto; avere il dubbio e la paura di aver commesso un peccato o di aver violato un comandamento; preoccupazioni riguardo la punizione divina e continui dubbi circa la purezza della propria fede. Inoltre, possono essere presenti dubbi circa l’aver pregato rivolgendosi a Dio o al diavolo, sull’esistenza di Dio, sull’aldilà ed il meritarsi il paradiso o l’inferno, sull’essere abbastanza devoto.
Le compulsioni religiose si manifestano come comportamenti ripetitivi o azioni mentali che la persona si sente obbligata a mettere in atto, in risposta a un’ossessione religiosa, per ridurre l’ansia o il disagio che questa gli provoca:
- Preghiere o confessioni eccessive come numero di ripetizioni o lunghezza;
- Richiesta di continue rassicurazioni da parte di altri fedeli o autorità religiose;
- Ripetizione mentale di frasi come “Dio è buono” o di passaggi di un testo sacro;
- Lavaggi rituali eccessivi;
- Evitamento di luoghi od oggetti che rimandino al Diavolo o all’inferno, anche solo nel nome (e.g., “Ponte del Diavolo”);
- Evitamento di luoghi di culto per paura di essere blasfemo una volta entrato o di oggetti religiosi per timore di essere sacrilego durante l’utilizzo.
In alcuni casi, potrebbe essere complesso definire quale sia la linea di confine tra normali rituali religiosi e DOC religioso. Per questo, in psicoterapia vengono presi in considerazione specifici criteri: 1) quanto l’esecuzione del rituale sia eccessiva rispetto ai criteri stabiliti dalla liturgia; 2) quanto le preoccupazioni ossessive si concentrino su uno specifico ambito religioso trascurando gli altri; 3) quanto l’ambito scelto sia legato ai tipici temi ossessivo-compulsivi, ad esempio la pulizia o il controllo; 4) quanto la persona perda tempo nelle sue preoccupazioni ossessive, trascurando altri aspetti più importanti della pratica religiosa; 5) quanto la necessità di ripetere uno specifico rituale dipenda dal dubbio di averlo omesso o dimenticato.
RINCIPALI CAUSE D’INSORGENZA
Una delle prime descrizioni del comportamento ossessivo-compulsivo è presente nel Canone pāli, un’antica collezione di testi canonici buddhisti del V secolo d.C. in cui vengono riportate le ossessioni di pulizia di un monaco. Questo ed altri documenti hanno portato i ricercatori ad indagare quanto l’appartenenza ad una specifica religione incida sull’insorgenza o sullo sviluppo del DOC religioso. Ad oggi, i risultati appaiono contrastanti ma sembra che alcune specifiche ossessioni e compulsioni religiose siano più presenti in chi appartiene ad una data religione. Inoltre, un altro filone di studi ha indagato la relazione tra livello di religiosità e presenza di DOC religioso, evidenziando la presenza di maggiori sintomi religiosi in persone con alti livelli di religiosità piuttosto che in persone con medi o bassi livelli.
In ambito clinico, una delle principali teorie cognitive sul DOC afferma che le ossessioni siano causate dall’eccessiva importanza attribuita ai pensieri intrusivi. Ognuno di noi può avere dubbi sull’aver fatto o meno un’operazione o sull’aver detto qualcosa in un certo modo ma, dopo una rapida valutazione, si risponde che questo argomento non è così importante e prosegue nell’attività che stava svolgendo. Questo accade anche in persone con DOC ma non per tutte le tematiche. Alcune sono considerate talmente importanti da rendere la persona incapace di tornare alle proprie attività prima di averle “risolte”. Ad esempio, una persona profondamente credente e con DOC religioso, attribuirà molta importanza al rapporto con Dio e alla purezza dei propri pensieri e, conseguentemente, immagini o pensieri blasfemi verranno vissuti come gravi e interpretati come una minaccia. Per scongiurare l’ansia che ne consegue, proverà a pregare ma lo farà in modo eccessivo e non finalizzato ad entrare in connessione con Dio, bensì a diminuire ansia, paura e senso di colpa.
TRATTAMENTO
Le principali linee guida internazionali, tra cui la NICE Guidelines for the treatment of OCD, indicano la psicoterapia cognitivo-comportamentale come prima scelta per il trattamento del DOC. Questa richiede un’attenta valutazione iniziale svolta tramite colloqui clinici e test specifici per il disturbo ossessivo-compulsivo. Lo psicoterapeuta pone domande circa l’educazione religiosa del cliente ed è prevista una conoscenza approfondita dei principi fondamentali e delle pratiche religiose che maggiormente utilizza. Affinché questo avvenga, è importante che il clinico si avvalga della collaborazione con un funzionario religioso che possa definire con chiarezza ciò che è previsto e permesso nella religione di appartenenza.
Per quanto riguarda la testistica, viene principalmente utilizzata l’intervista Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale-Second Edition (Y-BOCS-II). Inoltre, possono essere somministrati questionari sul comportamento religioso del cliente o le Interviste per l’Inquadramento Culturale (IIC), utili per l’ottenimento di informazioni a proposito dell’influenza della cultura sugli aspetti chiave della presentazione della sintomatologia ossessivo-compulsiva.
Negli ultimi 20 anni, in particolar modo in alcuni centri clinici negli Stati Uniti, è stata sviluppata la Spiritual/Religious-Cognitive Behavioral Therapy (S/R-CBT), un insieme di protocolli di trattamento cognitivo-comportamentale specifici per clienti religiosi che lo richiedono o per persone non credenti ma in cui la religione gioca un ruolo importante nella definizione del disturbo. Nella S/R-CBT vengono utilizzati teorie e tecniche del protocollo terapeutico standard per il DOC, ed aggiunti insegnamenti e pratiche di una specifica religione (ad oggi, esistono adattamenti per Ebraismo, Cristianesimo, Islam, Buddhismo, Taoismo, Induismo). Uno dei protocolli più utilizzati, elaborato dal Center for Spirituality, Theology, and Health della Duke University, prevede 10 moduli di trattamento in cui sono presenti tecniche cognitivo-comportamentali associate all’utilizzo di testi sacri, metafore e rituali religiosi.
Psicoterapeuta Davide Berardi
Bibliografia
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