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Come comunicare con il malato di Alzheimer

Come comunicare con il malato di Alzheimer

23 Aprile 2017

Già nelle prime fasi della malattia possono insorgere, nel malato, anche disturbi del linguaggio a carico sia della produzione che della comprensione. A causa della crescente difficoltà nella denominazione di oggetti, la persona con malattia di Alzheimer utilizzerà sempre più frequentemente parole passe-partout (ad esempio, "il coso", "la cosa"), neologismi, circonlocuzioni e giri di frasi (ad esempio, "la cosa che serve per lavarsi" per dire "sapone").

Già nelle prime fasi della malattia possono insorgere, nel malato, anche disturbi del linguaggio a carico sia della produzione che della comprensione. A causa della crescente difficoltà nella denominazione di oggetti, la persona con malattia di Alzheimer utilizzerà sempre più frequentemente parole passe-partout (ad esempio, "il coso", "la cosa"), neologismi, circonlocuzioni e giri di frasi (ad esempio, "la cosa che serve per lavarsi" per dire "sapone").Progressivamente il paziente mostrerà difficoltà nel comprendere e seguire dialoghi veloci, conversazioni complesse tra più persone soprattutto se l'ambiente in cui si svolgono è caotico e rumoroso.


Il progressivo deterioramento nel linguaggio e nella comunicazione verbale causa spesso reazioni di rabbia e frustrazione, sia nel malato che nel familiare. Molto frequentemente le difficoltà di linguaggio e gli errori vengono rimarcati e sottolineati al malato, il quale tenderà, conseguentemente, a parlare sempre meno e a utilizzare un linguaggio più semplice, a rinchiudersi in se stesso per il timore di sbagliare e per la frustrazione/umiliazione derivante sia dalla consapevolezza di tale difficoltà sia dai rimproveri ricevuti per tali errori.
A differenza della comunicazione verbale, il cui deterioramento progredisce con il progredire della malattia, la comunicazione non verbale (tono della voce, mimica facciale, gestualità, ecc.) tende a rimanere intatta fino alle fasi più avanzate della malattia: i pazienti con demenza, infatti, sono in grado di comprendere i messaggi non verbali e la vicinanza emotiva anche quando la comunicazione verbale risulta fortemente compromessa a causa della malattia.

Nella comunicazione con una persona malata di Alzheimer è quindi importante valorizzare sempre più gli aspetti non verbali, soprattutto quando la capacità di decodificare le parole è andata persa, in modo da poterle trasmettere un senso di calma, serenità e sicurezza. La comunicazione rappresenta, infatti, anche un modo per continuare a stimolare cognitivamente il malato e una vera e propria "strategia di cura" utile a contenere e a ridurre i sintomi comportamentali tipici della malattia.

Di seguito alcuni suggerimenti pratici per poter comunicare in modo appropriato con la persona malata:
1) parlarle mettendosi di fronte a lei, possibilmente alla sua stessa altezza, in modo da favorire il contatto oculare, la lettura delle labbra e della mimica facciale durante la conversazione;
2) parlarle in modo chiaro, non troppo velocemente;
3) utilizzare parole concrete e semplici, frasi brevi e affermative;
4) ricorrere a gesti affettuosi e delicati, che stabiliscano un contatto con il corpo (ad esempio, prendere la sua mano, farle una carezza, abbracciarla, ecc.);
5) modulare il tono della nostra voce (la voce non dovrebbe mai essere troppo alta);
6) accompagnare con la gestualità la comunicazione verbale (in modo da favorire la coerenza tra parole e linguaggio corporeo);
7) non correggere né sottolineare i suoi errori;
8) evitare di infantilizzare il linguaggio e di trattare la persona malata come se fosse un bambino;
9) in presenza di altre persone, evitare di parlare di lei come se non fosse presente ma, anzi, cercare di coinvolgerla nella conversazione rendendo quest'ultima comprensibile anche a lei.

Negli stadi finali della malattia di Alzheimer, una conversazione con il malato risulta essere impossibile. In questa fase è fondamentale che il caregiver continui, però, a mantenere viva la comunicazione con il malato utilizzando frasi elementari, voce calma, stimoli quali, ad esempio, la musica e favorendo più che mai il contatto fisico. Tutti questi aspetti aiutano infatti a rassicurare la persona malata e a evocare in lei emozioni positive: la capacità di provare emozioni, infatti, viene mantenuta e permane nonostante il progredire della malattia.

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