Le “trappole” che ci rendono infelici
Le “trappole” (detti Schemi Maladattivi Precoci; J. Young) che ostacolano la nostra felicità e il benessere emotivo sono dei modi di pensare, agire e sentire che si sono originati nella nostra infanzia/adolescenza, dall’interazione tra il nostro temperamento innato e le esperienze all’interno dell’ambiente in cui abbiamo vissuto (con le figure che erano vicino a noi o che si prendevano cura di noi).
Questi schemi si sono rafforzati nel tempo fino a intrappolarci e a causare i principali problemi emotivi in età adulta.
Come si originano queste “trappole”? L’origine degli schemi è solitamente causata da ripetute esperienze negative vissute in infanzia o in adolescenza: un ambiente familiare molto severo e critico o in cui ci sia stata trascuratezza, mancanza di amore o affetto, abusi o abbandoni oppure per aver vissuto rifiuti o emarginazione da parte di coetanei o della comunità.
È proprio grazie alle interazioni che il bambino ha con le figure di riferimento, che piano piano si costruisce la propria immagine e l’idea dell’immagine che hanno di lui le altre persone; è come se iniziasse a osservarsi attraverso delle “lenti” che riflettono proprio ciò che ha sperimentato nell’ambiente in cui è cresciuto e attraverso le quali interpretare se stesso egli altri.
Crescendo, queste “trappole” si mantengono e si rafforzano, condizionando negativamente il nostro modo di pensare, di sentire, di comportarsi e di relazionarsi con gli altri. È come se, da adulti, le vecchie “lenti” continuassero a filtrare la realtà in base a ciò che è stato sperimentato da piccoli, nonostante adesso non abbiano più ragione di esistere e siano solamente motivo di sofferenza.
E allora perché si mantengono anche in età adulta se ci fanno soffrire? Si mantengono perché paradossalmente ci spingono, in modo del tutto inconsapevole e automatico, a riproporre e a rivivere lo stesso tipo di situazione che ci hanno fatto tanto soffrire da bambini. Ad esempio, se siamo cresciuti con un padre o una madre molto esigente, che si aspettava tanto da noi e magari ci faceva sentire deludenti e ci criticava nel caso non riuscissimo a soddisfare le sue elevate aspettative, oppure che ci dava affetto e apprezzamento solo quando riuscivamo a raggiungere ciò che si aspettava da noi, può darsi che da adulti saremo molto esigenti verso noi stessi o con gli altri, sentendoci facilmente insoddisfatti, frustrati o arrabbiati nel caso in cui non raggiungiamo gli obiettivi e gli standard elevati prefissati. Questo potrebbe voler dire che abbiamo sviluppato la “trappola” degli Standard Severi.
Le “trappole” del malessere emotivo in cui possiamo cadere sono numerose!
Ti capita spesso di pensare che ci sia qualcosa di sbagliato in te, che se gli altri ti conoscessero davvero e vedessero i tuoi difetti non ti amerebbero, o di fare continui confronti con le altre persone sentendoti sempre sconfitto? Oppure ti sei spesso legato sentimentalmente a persone distanti, fredde o non disponibili a creare relazioni stabili, che non soddisfano i tuoi bisogni emotivi, arrivando a pensare o a sentirti dire che “li scegli con il lanternino?”. Ti trovi spesso ad accontentare gli altri e a essere in difficoltà nel porre dei limiti alle richieste altrui, talvolta perdendo di vista ciò che tu desideri o i tuoi bisogni, per paura che l’altro ti rifiuti, ti disapprovi o si arrabbi?
Questi problemi potrebbero rappresentare un campanello d’allarme per le “trappole” che ostacolano il benessere emotivo: Inadeguatezza, Abbandono, Deprivazione emotiva, Sottomissione sono solo alcune delle più comuni.
I 18 Schemi Maladattivi Precoci:
- Abbandono
- Sfiducia
- Deprivazione emotiva
- Inadeguatezza
- Esclusione sociale
- Dipendenza
- Vulnerabilità al pericolo
- Invischiamento
- Fallimento
- Pretese
- Autocontrollo/autodisciplina insufficienti
- Sottomissione
- Autosacrificio
- Ricerca di approvazione
- Negatività
- Inibizione emotiva
- Standard severi
- Punizione
Giuditta Gattulli | Psicologa Psicoterapeuta
Fonti:
Young, J.E. & Klosko J.S. (2004) “Reinventa la tua vita”.
Young, J.E. & Klosko J.S.; Weishaar M.E.(2003) “Schema Therapy”